Tasse e multe: quando l’ente pubblico si affida al privato

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Tasse e multe: quando l’ente pubblico si affida al privato

Il settore poco conosciuto dei concessionari alla riscossione: in Italia sono circa 90 gli operatori privati che si affiancano alla pubblica amministrazione per la gestione dei tributi.

Non tutti con bilancio certificato

 

In Italia sono una ottantina i concessionari della riscossione e sono loro che dovranno gestire la maggior parte delle ingiunzioni fiscali che al termine della proroga del periodo di sospensione disposta dai decreti “Covid” verranno notificate ai cittadini. Società a cui gli enti locali affidano la gestione e la riscossione dei tributi, delle multe e delle ulteriori entrate patrimoniali e non patrimoniali che non sono in grado di condurre direttamente per mancanza di personale sufficiente: «Siamo un ausilio necessario e irrinunciabile per il buon funzionamento della pubblica amministrazione» racconta Alessandra Casari, head of Unit Tax di Credit Network & Finance, un servicer specializzato nel recupero e nella gestione di crediti problematici su tutto il territorio italiano con sede principale a Verona e uffici a Milano. «Svolgiamo una serie innumerevoli di servizi che il Comune o l’ente locale non è in grado di erogare. Migliorando la gestione della riscossione aumentano le risorse finanziarie nelle casse pubbliche. Di conseguenza migliorano e si ampliano i servizi al cittadino. Non solo, quest’ultimo nel concessionario trova anche un interlocutore che è in grado di rispondere alle sue domande in tempi rapidi. Credit Network & Finance, per esempio, ha un portale a disposizione degli utenti sul quale è possibile consultare la propria posizione contributiva, chiedere un appuntamento, avere assistenza online, condividere documenti o sottoscrivere istanze e dichiarazione».
Il mondo delle concessionarie di riscossione spazia oltre l’immaginabile. Possono attivarsi anche per la gestione delle lampade votive nei cimiteri o per l’attacchinaggio dei manifesti stradali sugli appositi spazi comunali. Oltre all’accertamento e alla liquidazione delle entrate tributarie e patrimoniali degli enti locali e di quelli pubblici, possono occuparsi della loro riscossione coattiva, come possono farlo anche per i contributi per l’iscrizione agli Ordini professionali o per i Consorzi. Possono riscuotere le sanzioni del Codice della strada, ma anche fornire un’attività di supporto e gestione delle multe elaborando verbali e notifiche e inviandoli.

Possono offrire consulenze, prodotti informatici, siti web dedicati. Possono fornire un lavoro chiavi in mano, non importa quanto sia complesso, o anche gestire per conto dell’ente soltanto una parte dell’iter burocratico. Si organizzano, insomma, e sono a disposizione dell'amministrazione per arrivare dove il pubblico non può arrivare. E sono a disposizione di tutti, dalla piccola comunità montana, alla grande Regione, dal consorzio alla società di servizi pubblici locali. Per essere sicuri che il privato possa portare a termine le attività che il pubblico fa, poi, il ministero dell'Economia e delle Finanze ha un elenco di società che, dopo che il rappresentante ha dichiarato di avere il requisito di onorabilità (ovvero non avere precedenti penali), un diploma di scuola media superiore o cinque anni di esperienza nel settore, possono inserirsi e concorrere ai vari bandi pubblici. Le attività svolte, a seconda della gara indetta, vengono pagate in cifra fissa o in percentuale sugli incassi. «Anche per i servizi retribuiti in quota non si può dare una percentuale perché non è mai la stessa. Dipende dalla complessità delle richieste che possono differenziarsi anche molto in fase di capitolato di gara» spiega ancora Casari.
Del denaro riscosso, invece, i concessionari non vedono neanche l’ombra. Dal primo gennaio dello scorso anno, data di entrata in vigore delle nuove norme che disciplinano il settore, infatti, quello che versa il cittadino finisce direttamente nel conto corrente della Tesoreria dell’ente creditore. La riforma ha disciplinato in modo nuovo l’accesso ai dati da parte degli enti e dei soggetti affidatari del servizio di riscossione, ha consentito l’istituzione dell'accertamento esecutivo, sulla falsariga di quanto già previsto per le entrate erariali (il cosiddetto “ruolo” che consente di emettere un unico atto di accertamento che ha i requisiti del titolo esecutivo) e ha stabilito nuove regole per la nomina dei funzionari responsabili della riscossione. Questi ultimi sono equiparati in tutto e per tutto agli ufficiali giudiziari e come loro si occupano anche delle esecuzioni forzate. Un lavoro complicato, ma nettamente più facile di quello delle agenzie di recupero crediti: «La legge ci consente di utilizzare strumenti più rapidi rispetto a quelli a disposizione dei privati» continua la responsabile della Tax Unit di Credit Network & Finance. «Per esempio, nel caso di un debito contratto con una pubblica amministrazione, il fermo macchina con iscrizione al Pra è velocissimo e basta una comunicazione preventiva. Mentre normalmente il Codice civile per il pignoramento prevede sempre l’intervento di un tribunale. Questo non vuol dire che il cittadino sia indifeso. Le nuove norme prevedono che per importi fino a diecimila euro deve essere inviato un sollecito di pagamento e c’è tempo di norma 30 giorni per pagare. E le assicuro che mandiamo molte lettere prima di dare il via a procedure esecutive».
Tra i problemi degli addetti ai lavori non sembra esserci solo quello dei debitori. Il settore dei concessionari, infatti, è piccolo, con un business legato alla pubblica amministrazione e qualche ombra al suo interno. All’apposito e già citato elenco tenuto del ministero dell’Economia e delle Finanze sono iscritte in tutto solo 88 aziende in tutta Italia. Più di una mezza dozzina sono sospese, cancellate, o riammesse dal Tar dopo una recente cancellazione da parte dell’autorità. Tre sono Onlus, ovvero società senza fine di lucro. Tutte devono avere, così recita la legge, “una solidità finanziaria ed economica” per poter partecipare alle gare pubbliche. La norma è chiarissima e totalmente vuota perché i bilanci degli aspiranti concessionari e di quelli che hanno già il proprio nome sull’Albo non devono essere certificati da enti terzi. Basta una firma del legale rappresentante che fa da garante anche nei confronti del ministero e l’aiuto di un commercialista che, tra l’altro, non è neanche tenuto a sapere se i dati forniti dall’azienda sono veri. Più della metà degli iscritti all’albo sono delle società a responsabilità limitata, fatto che dir per sé non incoraggia a immaginare una struttura finanziaria solida. Ma tutto è possibile purché ci si metta d’accordo su che cosa significhi “solidità finanziaria ed economica”. Le norme non lo dicono e quindi ogni ente appaltante fa un po’ come gli pare. «Sarebbe anche necessario istituire l’obbligo per i concessionari che vogliono partecipare alle gare pubbliche di possedere un rating di legalità rilasciato dall’ AGCM» insiste Casari «un modo per certificare che la società concessionaria della riscossione dei tributi agisca nell’ambito della legge». Un tale rating è totalmente gratuito ed è assegnato dall’Autorità garante del mercato e della concorrenza. Manco a farlo apposta, mercato e concorrenza hanno sempre avuto poco a che fare con la pubblica amministrazione.  Da ultimo non va dimenticato che i concessionari sono investiti di un’importante responsabilità sociale come spiega Casari «la mission di Credit Network & Finance spa, infatti, è quella di tutelare al meglio le entrate degli Enti Locali perché solo in tal modo potranno essere soddisfatti bisogni ed esigenze dei cittadini».